Stefano Giraldi /

Lo Smart Working, una via per fare innovazione

(Ultimo aggiornamento: 12 maggio 2022)

Lo Smart Working, una via per fare innovazione

Mentre l'Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano ha rilevato che nel 2016 il 30% delle grandi imprese italiane ha già avviato progetti di Smart Working, nelle PMI (aziende da 25 a 250 addetti) questa percentuale è stabile al 5%.

In Senato è stato approvato il Disegno di Legge sul Lavoro Autonomo che introduce per la prima volta una base normativa per lo Smart Working, fatto che può rappresentare uno stimolo anche per le piccole e medie imprese italiane per approfondire l'argomento ed intraprendere progetti di innovazione.  Perché?

Cosa è lo Smart Working?

Occorre fare subito una opportuna precisazione. Pur essendo stato inserito in un provvedimento riguardante il mondo del lavoro autonomo, lo Smart Working è un tipo di lavoro subordinato. È un nuovo approccio al lavoro dipendente che concilia pratiche e tecnologie affinché il lavoro venga svolto in modo svincolato rispetto al luogo e ad orari prestabiliti.

Lo Smart Working è una modalità di lavoro agile, risultato di quella innovazione dirompente (Disruptive Innovation) che mescola e ridefinisce rapidamente le condizioni in cui le aziende si trovano ad operare.

Quali sono i presupposti dello Smart Working?

L'implementazione di una modalità di lavoro agile può non essere semplice.

Questa si attua attraverso:

  • pratiche: ossia ridefinizione di processi di lavoro, pratiche di collaborazione e di project management
  • tecnologie: ossia attraverso l'utilizzo di dispositivi mobili, tecnologie portatili e connettività
  • sistemi informativi: ossia la disponibilità delle informazioni per prendere decisioni operative dove e quando servono

Pratiche, tecnologie e sistemi informativi rappresentano il fulcro del processo di business che guidano una attività economica. Un intervento in questi ambiti può risultare più difficile in organizzazioni medio piccole in cui il rapporto fra questi tre aspetti è a volte meno organico.

Questa può essere una chiave di lettura per interpretare il ritardo con cui le PMI stanno implementando politiche di smart working all'interno delle loro organizzazioni rispetto ad aziende di grandi dimensioni.

Smart Working: quali opportunità per le PMI?

“La nuova legge costituisce un passo avanti per la diffusione dello Smart Working in Italia. Sebbene non consenta di fare qualcosa in più rispetto a prima né tantomeno definisca obblighi di attuazione o incentivi, il testo enuncia principi e promuove diritti di grande valore, eliminando gli alibi di chi riteneva mancasse l’adeguato supporto normativo per il Lavoro Agile. Oggi in Italia lo Smart Working si può e si deve fare. L'auspicio è che si possa diffondere in modo più capillare e profondo”.

Questo commento del Prof. Mariano Corso dell'Osservatorio Innovazione Digitale del Politecnico di Milano, chiarisce subito la portata di questo primo intervento normativo: al momento non ci sono incentivi diretti su progetti di Smart Working ma l'ufficiale riconoscimento di un fenomeno già in corso.

Le PMI hanno l'opportunità di intraprendere un percorso di innovazione delle proprie organizzazioni per affrontare il lavoro in modo dinamico, collaborativo e connesso al fine di rispondere in modo agile ai rapidi cambiamenti delle condizioni in cui si trovano ad operare.

Photo Credit: Laptop Outdoors by Sanwal Den